Rendiamo grazie al Signore per la bellissima esperienza vissuta nei giorni 22 e 23 settembre 2018 in Lituania, dove è venuto il Santo Papa Francesco.
Siamo andate con un gruppo di giovani di Łochów – diocesi di Drohiczyn, guidato da don Piotr Jarosiewicz. Abbiamo partecipato all’incontro con i giovani nella Piazza antistante la Cattedrale di Vilnius e alla Santa Messa al Parco Santakos a Kaunas. Sono due posti molto significativi. A Vilnius e a Kaunas ci sono due fiumi che si incontrano. A Vilnius il Vilnia si unisce al Neris e a Kaunas Neris perde il nome offrendo le sue acque al Nemunas. Il Santo Padre ci ha detto “di essere Chiesa in uscita”, di non aver paura di uscire e spenderci anche quando sembra che ci dissolviamo, di perderci dietro ai più piccoli, i dimenticati, quelli che vivono nelle periferie esistenziali, sapendo che quell’uscire comporterà anche in certi casi un fermare il passo, mettere da parte le ansie e le urgenze, per saper guardare negli occhi, ascoltare e accompagnare chi è rimasto al bordo della strada. A volte bisognerà comportarsi come il padre del figlio prodigo, che rimane sulla porta aspettando il suo ritorno, per aprirgli appena arriva, oppure come i discepoli, che devono imparare che, quando si accoglie un piccolo, è lo stesso Gesù che si accoglie. Nell’anno del bicentenario, spontaneamente ci viene una parafrasi delle parole del Papa:  “Non permettete che il mondo vi faccia credere che è meglio camminare da soli. Da soli non si arriva mai. Sì, potrai arrivare ad avere un successo nella vita, ma senza amore, senza compagni, senza appartenenza a un popolo, senza quell’esperienza tanto bella che è rischiare insieme. Non si può camminare da soli. Non cedete alla tentazione di concentrarvi su voi stessi, guardandovi la pancia, alla tentazione di diventare egoisti o superficiali davanti al dolore, alle difficoltà o al successo passeggero. Affermiamo ancora una volta che “quello che succede all’altro, succede a me”, andiamo controcorrente rispetto all’individualismo che isola, che ci fa diventare egocentrici, vanitosi, preoccupati solamente dell’immagine, del proprio benessere e di come apparire. È brutta la vita davanti allo specchio, ci ripete il Santo Padre; è bella la vita con gli altri, in famiglia, con gli amici, con le consorelle con la lotta del mio popolo… Così la vita è bella!” Ci ha inoltre ricordato che “esiste l’identità del camminare insieme, del lottare insieme, amare insieme, di appartenere ad una famiglia, ad un popolo. L’identità che dà l’amore, la tenerezza, il preoccuparsi per gli altri… Esiste l’identità che dà la forza per lottare e la tenerezza per accarezzare. Ognuno di noi conosce la bellezza e anche la stanchezza e molte volte il dolore di appartenere a un popolo. Qui è radicata la nostra identità, non siamo persone senza radici.” Così ci ha salutate come donne consacrate: “Care sorelle , vale la pena seguire Cristo! Non abbiamo paura di partecipare alla rivoluzione a cui Lui ci invita: la rivoluzione della tenerezza”.

                      Sr. Marzena e Sr. Katarzyna (Polonia)