Quaresima e Coronavirus

Pubblichiamo una fraterna condivisione nata dalla liturgia della Quinta domenica di Quaresima e il tempo che stiamo vivendo.

Sono ormai passati trenta giorni dall’inizio della quaresima, una quaresima di silenzio, solitudine, sacrificio e digiuno
Silenzio: perché siamo in quarantena per sconfiggere il virus, ed è come se fossimo nel deserto,
Solitudine: perché abbiamo detto stop ad ogni incontro, abbraccio, feste, celebrazione liturgica,
Sacrificio: perché tanti nostri cari colpiti dal covid-19 ci lasciano senza dirci nulla, e non possiamo nemmeno accompagnarli al cimitero per dare l’ultimo saluto,
Digiuno: perché alla Santa Messa quotidiana e domenicale non possiamo essere fisicamente presenti, siamo in digiuno totale dell’Eucarestia.

Nella storia della Chiesa e del mondo, non si dimenticherà mai quest’evento inaspettato! Ed ecco, allora, che anche noi, come Adamo ed Eva cerchiamo a chi dare la colpa! Siamo come i discepoli che dopo la guarigione del cieco nato chiedevano a Gesù: “Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?” (Gv 9, 2). La domanda di sempre, è ora attualizzata: di chi è la colpa di questa pandemia? Dei cinesi? Dei tedeschi? Degli italiani? Di chi è andato in Cina? Di chi è venuto in Italia? Di chi ha taciuto?

Oggi, come sempre, l’umanità cerca il colpevole, non siamo capaci di rientrare in noi stessi e domandarci: “Sono forse io”? Invece di curare il cieco nato, i discepoli cercavano la causa della cecità. Anche noi, in questa situazione, cerchiamo un capro espiatorio. Invece di cercare il colpevole, chiediamoci: cosa possiamo fare per migliorare questa situazione, e come possiamo viverla per esprimere la nostra vera fisionomia di figli di Dio?

Se anche viviamo il deserto quaresimale, la Chiesa è sempre pronta ad accompagnarci con stimoli spirituali. Un esempio fra tanti: nella sera del ventisette marzo, abbiamo visto Papa Francesco che ha abbracciato tutta l’umanità nella deserta piazza San Pietro. Una piazza vuota, proprio un deserto; nessuno ha fatto applausi, nessuno ha gridato “Viva il Papa” ma Lui, Lui solo davanti al Crocifisso miracoloso, davanti all’icona di Maria, con la presenza di Gesù Eucaristico ha pregato per l’umanità che sta soffrendo, ha pregato perché Iddio ci liberi da questo virus invisibile. Ci ha dato la straordinaria benedizione “Urbi et Orbi” implorando dal Signore l’indulgenza plenaria per tutta l’umanità. Nella sua omelia ci ha rivolto parole d’incoraggiamento, invitandoci a non aver paura, a gettare in Dio ogni preoccupazione, perché Lui, Pastore buono, ha cura di tutti noi.

«Perché avete paura? Non avete ancora fede?». Signore, ci rivolgi un appello, un appello alla fede. Che non è tanto credere che Tu esista, ma venire a Te e fidarsi di Te. In questa Quaresima risuona il tuo appello urgente: Convertitevi, «ritornate a me con tutto il cuore» (Gl 2, 12). Ci chiami a vivere questo tempo di prova come un tempo di scelta. Non è il tempo del tuo giudizio, ma del nostro giudizio: il tempo di scegliere che cosa conta e che cosa passa, di separare ciò che è necessario da ciò che non lo è. È il tempo di reimpostare la rotta della vita verso di Te, Signore, e verso gli altri.

Aiutaci Signore a vivere questo deserto dando un vero senso alla nostra vita,
aiutaci a ritornare in noi stessi e a fare delle scelte ben mirate,
apri il nostro cuore verso l’umanità che sta soffrendo,
aiutaci ad innalzare il nostro sguardo e portare verso di te tutta l’umanità. Amen!   (Sr. Mary Roselet F.)