La sera del 20 agosto 2021, nell’infermeria della Casa Madre di Gandino, dove era presente da alcuni giorni, la nostra carissima suor M. Zita Magagnoli ha terminato il suo pellegrinaggio terreno.
I funerali saranno celebrati lunedì 23 agosto alle ore 15.00 a Gandino.

Profilo biografico

Marisa Maria Magagnoli (suor Zita) nasce a Granarolo dell’Emilia (Bologna) il 4 novembre 1934 da Ettore e Adalgisa Pirazzi.
All’età di di 21 anni, il 2 febbraio 1955, lascia la sua famiglia e il suo paese, Altedo, e raggiunge la casa di formazione dell’Istituto delle Suore Orsoline di Gandino, desiderosa di donare la sua vita al Signore e ai fratelli. Il 22 marzo 1956 inizia il cammino di Noviziato che la prepara alla Prima professione religiosa celebrata il 27 marzo 1958 a Bergamo. Il 23 marzo 1964 sceglie di appartenere in modo definitivo a Dio  con la Professione perpetua. Vive i suoi primi anni di religiosa, dal 1958 al 1961, nella Casa generalizia dell’Istituto, a Bergamo, come aiutante nella formazione delle ragazze orientate alla vita religiosa. Conseguito il diploma magistrale, insegna per un anno, 1966-1967, nella scuola elementare di Fiorano al Serio, poi viene chiamata alla delicata missione di insegnante nella scuola differenziale, presso l’Istituto Bernareggi di Bonate Sotto (Bergamo). Nel 1979 lascia la terra bergamasca per servire il Signore  nella missione educativa tra i bambini e le famiglie di Roma, nella scuola elementare dell’Istituto San Gaetano di Trastevere. Dal 1983 al 1988 è insegnante nell’altra scuola elementare di Roma, quella dell’Istituto SS. Vergine di Via Cassia.

Nell’estate del 1988 partecipa al Capitolo generale che ha anche il compito di scegliere i membri del Consiglio generale per la guida e l’animazione dell’Istituto. L’Assemblea capitolare la elegge Vicaria generale, ossia stretta collaboratrice della Madre generale, un compito che svolge da subito con tanta disponibilità e generosità, fino al 1994, offrendo le sue doti umane e spirituali al Signore perché se ne serva per il bene di tante sorelle e fratelli. Lascia quindi Roma per risiedere nella casa generalizia a Bergamo, dove, oltre all’impegno di Vicaria mantiene il servizio di insegnante nella scuola elementare Sant’Angela Merici.

Negli anni che seguono, le è affidato il compito di superiora locale in varie comunità: a Torre Pedrera, poi a Roma Cassia, dal 1995 al 2001, quindi a Santa Severa, dal 2001 al 2004, a Scanzorosciate dal 2004 al 2009, in Casa Accoglienza a Bergamo, dal 2009 al 2013. Seppur ricca di anni, libera ormai da impegni di responsabilità gravosi, continua  ad offrire la sua disponibilità per il buon andamento della missione educativa della casa in cui si trova: fino a quando le forze glielo consentono, è portinaia nella scuola di Via Monte Ortigara, accoglie quindi tanti bambini della scuola dell’infanzia e della Primaria e i loro genitori, offrendo a tutti ascolto, comprensione, promessa di preghiere. Ogni occasione è propizia per continuare ad annunciare il Vangelo della Vita e seminare quella speranza di cui tanto c’è bisogno.

Con gratitudine eleviamo al Padre il nostro grazie per la vita di suor Zita e per la sua dedizione appassionata a Lui e alla causa del suo Regno. Donna di preghiera e di fede, sempre orientata al positivo, capace di mediare e di dire la parola giusta al momento giusto, instancabile nel servire, inventiva e creativa nell’amare. Con l’affetto e la preghiera l’affidiamo a Lui perché l’accolga nel suo Regno di luce, tra i suoi santi insieme a tante sorelle che l’hanno preceduta nella Casa del Padre. Da lassù ci guardi e ci ottenga tante grazie e benedizioni.

p.s: chi volesse condividere un ricordo di suor Zita può inviarlo a: segreteriagenerale@orsolinegandino.it

 

Ricordi e testimonianze

 

Suor Zita: educatrice materna nel dono totale di sè con Gesù Crocifisso

Venerdì sera, 20 agosto, verso le ore 20.30 la Madre generale ci ha annunciato: “Suor Zita è andata in paradiso”, poi con alcune suore è andata a Gandino per vederla e pregare. Al ritorno del gruppo, verso le 22.30, ho visto la luce accesa nella sua stanza in casa generalizia e mi sono affacciata sulla porta per ricordare un istante – come in un fermo immagine – la sua particolare presenza in queste ultime settimane di caldo afoso. La rivedo seduta al tavolino intenta a leggere, aggiustare, telefonare o semplicemente pensare e pregare in silenzio. Mi piaceva ascoltarla, dialogare sulle cose passate e presenti in una prospettiva escatologica, cioè pensando al cielo che ci aspetta tutti, prima o poi. Vedendo ora la stanza vuota, è nata dentro di me una semplice esclamazione: “Beata te!”. Sì, perché ha vissuto le beatitudini fino alla fine ed ora gode la felicità della visione del suo Dio, amato con tutto il cuore e servito nei fratelli e nelle sorelle, sempre e generosamente.

Il mio primo incontro da aspirante
Personalmente l’ho conosciuta nella Scuola Apostolica a Bergamo dal 1961, quando lei era giovane suora assistente di una quarantina di  “aspiranti”, e io avevo 14 anni. Madre Aldina era la direttrice e noi la consideravamo “il papà”, perché era piuttosto seria, ci teneva lezioni di vita spirituale e si interessava dell’andamento scolastico. Suor Zita era per noi “la mamma”, che creava un clima di famiglia, cercando di capire i nostri bisogni di preadolescenti e di coprire le nostre marachelle. Mi ha sempre stupito la sua capacità di non meravigliarsi della nostra vivacità di ragazzine, anzi, di lasciare spazio alla nostra creatività non sempre ortodossa, salvo poi a intavolare un dialogo sincero e deciso con noi sulle questioni che mano a mano sorgevano. Era molto lineare nel dialogo, sincera e garbata nelle correzioni, capace di intuire facilmente i problemini tipici di ragazzine lontane dalla famiglia e in fase di crescita, oltretutto impegnate precocemente in un discernimento vocazionale non facile. Il suo esempio di giovane suora gioiosa, imparziale, innamorata di Gesù era affascinante per noi; i suoi suggerimenti erano un aiuto importante per la conoscenza di noi stesse e per la costruzione di relazioni comunitarie genuine e serene. Una sua bella strategia era quella di indicarci e farci ammirare gli esempi positivi delle numerose persone che vivevano con noi. Infatti, vi erano in casa generalizia la Madre generale e il suo consiglio, circa 70 suore adulte e juniores, un centinaio di educande, e venivano sacerdoti per il ministero e vari laici per i servizi domestici e scolastici. “Dovete imparare da tutti qualcosa di buono”, ci diceva.

Vicaria generale umile e collaborativa (1988-1994)
L’ho rivista più di vent’anni dopo in casa generalizia come Vicaria, nel sessennio 1988-1994. Abbiamo potuto ammirare il suo amore all’istituto, la sua fedeltà alla preghiera comunitaria, la sua efficace collaborazione con la nuova Superiora generale, madre Grata Sirtoli, con un tipico stile di umiltà, creatività e capacità di valorizzare le risorse umane di chiunque. Ricordo con quanta passione portò avanti le celebrazioni del 50° della missione d’Africa, alcuni incontri di aggiornamento sulla missione educativa. Sostenne con entusiasmo anche le iniziative per l’inchiesta diocesana delle Serve di Dio madre Gesuina Seghezzi e madre Dositea Bottani. Non agiva mai da protagonista, ma era sempre al posto giusto nel momento giusto, per sostenere il lavoro delle altre, scomplicando le situazioni difficili con la sua semplicità e trasparenza.

Della sua vita come insegnante a Roma e della sua presenza in varie comunità parleranno altre persone, e sono tante, anche quelle che l’hanno sconosciuta dal 2009 in casa generalizia a Bergamo. Sul suo profilo biografico nel sito internet www.orsolinegandino.it, è già stato fatto accenno al suo spirito di servizio, alla sua imperturbabile serenità in ogni situazione, alla sua materna e simpatica attenzione ad ogni persona. Negli ultimi anni, anche da ammalata, era l’angelo dei piccoli servizi in comunità e nella portineria della scuola. Non attirava l’attenzione sui suoi mali: semplicemente li offriva al Signore ed era grata ai sanitari e alle sorelle che la curavano con amore.

Saper bere “bene” il calice amaro fino in fondo
Voglio concludere ricordando gli ultimi giorni della sua vita.
Il giorno prima di essere portata al Pronto Soccorso dell’ospedale di Bergamo, ho fatto visita a suor Zita nell’infermeria di casa generalizia e lei mi ha ricordato a memoria un breve biglietto che le scrisse la Serva di Dio madre Dositea Bottani nel Natale del 1969, in un periodo di particolare difficoltà. Sono parole che rivelano la particolare sintonia spirituale tra queste due donne consacrate, benché di età diverse, l’una 73 anni, l’altra 35:
«Mia cara Sr. Zita, coraggio! Il Cristo ha bisogno di chi lo aiuti a portare la sua croce, per la gloria del Padre. È l’ora tua! Guardala, quest’ora, che prepara il trionfo della Chiesa, e sii felice di essere collaboratrice del trionfo di Dio nelle anime. Suor M. Dositea Bottani».
La scorsa settimana, quando suor Zita è stata portata nell’infermeria di Gandino, le ho mandato questo biglietto in fotocopia, corredato dal dipinto della crocifissione di Trento Longaretti della cappella di casa generalizia, che a lei piaceva molto: Gesù crocifisso e accanto la Madre e il discepolo Giovanni. Le ho telefonato per sapere se l’aveva ricevuto e lei, con voce allegra, mi ha detto: «Sì, grazie; siccome è piaciuto anche a don Mario, gliel’ho regalato». Allora io le ho promesso: «Te ne manderò subito un altro». E lei: «Mandami anche altri scritti di madre Gesuina e madre Dositea, perché mi aiutano a vivere bene questo momento di grazia. Soprattutto cerca quella lettera di Madre Dositea che parla del calice amaro». Si riferiva ad una confidenza scritta da madre Dositea il 20 maggio 1970 (morirà il 2 settembre 1970) ad una suora missionaria in Eritrea, madre Danila Vitali:
«Sono alla fine del calice e sul fondo l’amaro è sempre un po’ più intenso. L’essenziale è il saperlo bere bene. Con Lui, per Lui ed in Lui, sempre e tutto. La certezza della fine dà coraggio e serenità. Affezionatissima Sr. M. Dositea Bottani».
Ho subito mandato a suor Zita quanto mi aveva chiesto. Giovedì 19 agosto, alle 17.30 sento squillare il telefono: è lei che, con voce squillante, mi dice: «Grazie per le frasi che mi hai mandato e anche per il poster del “calice amaro”. Cerchiamo di berlo bene, fino in fondo, con Gesù, per Gesù, in Gesù. Prega per me, e anch’io ricordo sempre la mia “Romualda” (ndr: il mio nome di battesimo)».
Non pensavo che fosse l’ultimo saluto e tanto meno sospettavo che il giorno dopo suor Zita ci avrebbe lasciato.
Conserverò sempre nel cuore quelle sue ultime preziose parole, e anche il tono gioioso e giovanile della sua voce, già proiettata nell’eternità beata.

Suor Melania Balini

Si allegano alcune foto del suo viaggio tra le sorelle di Argentina, nel 1991, con la consegna della Regola di Vita.

Condividiamo un sogno di suor Zita, maturato con la sua ‘Comunità Accoglienza’, in Bergamo, quando era Responsabile. Ci ottenga Lei da Dio la ‘parresia’ per vivere l’oggi in modo profetico, secondo il ‘sogno di Dio’ per la nostra Famiglia religiosa. Clicca QUI.

In occasione della beatificazione di Giovanni Paolo II suor Zita scrive il suo ricordo di una giornata e di un abbraccio indimenticabili. La sua riflessione è stata pubblicata sulla nostra rivista “Insieme per un carisma educativo” n. 1/2011, pagine 5-6. Clicca qui per leggerla.

 

 

Carissima Sr Zita,

ti ho conosciuto per la prima volta nell’ormai lontano 2003. Ero una giovane juniore ancora inesperta e “piombai” improvvisamente nella tua Comunità di Santa Severa, per compiere con te un percorso ad ostacoli, che portò alla conclusione della missione educativa nella scuola dell’infanzia in quella casa. Fin dal primo istante del mio arrivo “mi presi per mano” e mi feci assaporare lo spessore della tua grande umanità e spiritualità matura e decisa. Mi parlavi con chiarezza delle difficoltà che insieme avremmo dovuto affrontare, sapendomi trasmettere una totale fiducia in Dio e una fortezza sorprendente e non comune. Affiancavi con discrezione il mio lavoro, aiutandomi nelle difficoltà e cogliendo le qualità positive che mettevo in gioco, sì che mi battezzasti “vulcanino” e vulcanino per te rimasi sempre.
Eri una donna intraprendente, preparata, creativa, che sa far crescere la vita, come lo è la vera Orsolina di Gandino.
Dopo alcuni mesi il Progetto del Signore ci portò a lavorare in case diverse, ma sicuramente tu non mi hai mai perso di vista. In questi anni, talvolta di passaggio in Casa Generalizia, avevo il piacere di scambiare con te poche, ma profonde battute, in cui non mancavi di trasmettermi il coraggio e la fiducia che sempre ti hanno contraddistinta.
Ti ho vista per l’ultima volta il 26 luglio in infermeria a Bergamo. Scherzando ti dissi che stavi soggiornando in una residenza bellissima e confortevole, ma che la prenotazione in quel luogo era a tempo determinato…presto ti saresti rimessa in forma, per alloggiare nell’altro reparto della casa. Mi rispondesti con una battuta affermativa e con una sonora risata e mi salutasti con il tuo solito “mi raccomando”: nulla lasciava presagire che questo sarebbe stato il nostro ultimo incontro.

Sono sicura che dal Cielo, dove ora hai la gioia di contemplare lo Sposo che hai amato con fedeltà per tutta la vita, non dimenticherai il tuo “vulcanino” e porterai nel Suo Cuore i tanti bisogni della Chiesa e dell’Istituto.

Grazie, Sr Zita, per l’esempio e il dono della tua vita, vita da “Orsolina DOC!”.

Suor Giusi Rudelli

Pubblichiamo un’altra testimonianza scritta da sr Adancilla della comunità di Via Cassia, in Roma, dove suor Zita ha vissuto in due periodi: dal 1983 al 1988 e dal 1995 al 2001.

Clicca qui di seguito per leggere la testimonianza e i canti inventati dai giovani in occasione del suo saluto.

 

Anche gli amici di Altedo hanno fatto giungere una significativa testimonianza, già pubblicata sulla pagina facebook di Anima Altedi, riguardo a suor Zita, così come la ricordano alcune sue compaesane novantenni che la rivedono “bambina a piedi sotto la neve”… Clicca qui di seguito per leggerla e per vedere alcune foto: Da Altedo