Pubblichiamo la preghiera di Madre Dositea Bottani a Maria Immacolata, composta nel 1957 in preparazione alle feste centenarie dell’Istituto, celebrate nell’aprile del 1958. Questo testo sintetizza in forma orante la spiritualità dell’Orsolina. Fu approvata dal Vescovo di Bergamo Giuseppe Piazzi.
L’immagine dell’Immacolata, qui riprodotta, fa parte dell’affresco dell’abside della cappella della casa generalizia delle Orsoline in Bergamo. L’opera fu commissionata da Madre Dositea nel 1964.

L’ORSOLINA DI MARIA VERGINE IMMACOLATA ALLA MADRE SUA

Ricevuto dal Figlio morente il divino mandato d’una maternità ricca d’amore,
Tu sei divenuta Madre nostra, o Maria.
Ed io, con confidenza di figlia, qual sono e mi sento,
anche perché membro d’un Istituto posto sotto la tua speciale protezione,
ti apro il cuore, cara Madre, e ti prego.
Ottienimi l’intimo convincimento della mia miseria,
l’amore all’umiliazione, al nascondimento, al sacrificio occulto,
perché io consideri la sofferenza come la parte che mi è dovuta
a compimento della Passione di Gesù.
Che io la porti quindi serenamente, e sia pronta
a sentire e a lenire quella delle mie Consorelle, del prossimo tutto.
Che io mi consideri la “serva” di tutte, imitando Te,
“ancella” nella tua e nella casa di Elisabetta,
incarnando l’insegnamento evangelico:
“Chi vuol essere il primo, sia come colui che serve”.
“Io vi ho dato l’esempio, perché, come ho fatto io, così facciate anche voi”.
O buona Madre, fa’ che lo spirito di fede informi ogni mia azione,
che l’obbedienza sia la mia infallibile via,
la povertà la mia ricchezza, la castità il mio splendore,
la volontà di Dio la mia gloria,
la Carità la mia vita.
Che io tema, sopra ogni cosa, l’offesa di Dio, il dispiacerGli!
Impetrami, dunque, sempre grande dolore d’averLo disgustato
e una delicata fedeltà ai suoi attuali divini inviti:
un amore che si nutra di liete rinunce,
che si illumini nella Fede, che si sorregga nella Speranza,
che ami Dio nel prossimo, con finezza e generosa dedizione.
Fa’ che “viva” la mia Regola, che ami il mio ufficio,
con la gioiosa certezza di piacere a Gesù.
Liberami dalla stanchezza spirituale
e conserva freschezza alle mie energie nell’ascesa quotidiana,
perché la viltà non mi impedisca il bene e la sfiducia non mi abbatta al suolo:
la gloria di Dio sia la mia forza e l’unica mia aspirazione.
Madre mia, mi abbandono a Te!
Accompagnami nel cammino, ripetendomi spesso:
“Io non ti farò felice in questo mondo, ma nell’altro”.
E, giunta al termine all’esilio, prega per me,
e mostrami Gesù, il frutto benedetto del tuo seno, o clemente, o pia, o dolce Vergine Maria.

 Si concede l’indulgenza di 100 giorni.

Bergamo, 10 aprile 1957                                            + Giuseppe Piazzi, Vescovo di Bergamo