La sera del 12 gennaio 2023, nell’infermeria di casa generalizia a Bergamo, suor Speranza Zanga ha concluso il suo pellegrinaggio terreno. Aveva 82 anni, 58 dei quali vissuti da religiosa, nella casa in cui è spirata. E’ stata insegnante nell’Istituto Superiore della Scuola Sant’Angela Merici e nella Scuola Media. Unite ai suoi familiari e ai docenti e alunni che l’hanno conosciuta preghiamo per lei, affinché le sia concesso di godere l’eterna gioia del Cielo. Da lassù continui a vegliare su noi tutti. La sua salma è composta nella sala attigua al cortile di Via Masone. Il funerale sarà celebrato sabato 14 gennaio alle ore 15.00 nella Parrocchia di Pignolo a Bergamo; sarà poi accompagnata e sepolta nel cimitero di Gandino.

Profilo biografico

Zanga Domenica nacque a Trescore Balneario (Bergamo) il 7 luglio 1940 da Andrea e Teresa Pezzoli. Il 5 marzo 1961 entrò nell’Istituto delle Suore Orsoline di Gandino, dove già si erano consacrate al Signore due sue sorelle, suor Adolfina e suor Maggiorina. Il 23 marzo 1962, con il rito della Vestizione, assunse il nome di suor Speranza e intraprese il cammino del Noviziato. Emise la prima Professione il 23 marzo 1964 e quella Perpetua il 25 settembre 1970. Visse per tutta la sua vita nella Casa generalizia di Bergamo, ad eccezione dell’anno scolastico 1965/1966 durante il quale fece il tirocinio presso la scuola materna di Gandino. Conseguì quindi il diploma Magistrale a Lugo di Ravenna il 21 luglio 1966. L’anno successivo rientrò in Casa generalizia e fu dapprima studente e poi insegnante (1968) dell’Istituto Tecnico Femminile S. Angela Merici, fino al 1998 e anche insegnante della scuola media fino al 1980.
Continuò a prestare la sua collaborazione nella scuola Superiore fino alla chiusura della stessa, con l’anno scolastico 2010/2011, poi ricca dell’esperienza di economia domestica, offrì il suo servizio alla comunità di Casa generalizia in cucina e aiutando in vari modi, fino al 2021.
Innamorata del Signore e impegnata a cercarlo in ogni cosa, suor Speranza ha vissuto con intensità la sua relazione di Sposa di Cristo. Nutriva un grande amore per la Parola di Dio e per i testi di spiritualità i cui contenuti amava condividere con le sorelle, unendo spesso alle sue riflessioni un monito per il suo cammino di vita. Amava leggere la vita dei Santi. Con tanta semplicità faceva partecipi gli altri delle sue intuizioni e a volte interrogava l’interlocutore rimanendo in umile attesa delle risposte.
Negli ultimi due anni, quando la malattia ha bussato alla sua porta, ha cercato di accogliere con fede la sofferenza; fino all’ultimo ha voluto essere condividere la vita della comunità, partecipando come poteva ai momenti liturgici e ai pasti comuni. Pur debole fisicamente, recitava parte del rosario in ginocchio e sostava pure in ginocchio adorando il Santissimo Sacramento nell’adorazione domenicale. Gesti, questi, che confermano l’espressione del suo grande amore per il Signore, che mai è venuto meno.

Ringraziamo il Padre per il dono che suor Speranza è stata per la nostra famiglia religiosa e per tante persone che ha incontrato. Ora, interceda per noi il dono di un servizio generoso e fedele a Dio e ai fratelli.

 

Laboriosa come Marta con il cuore di Maria

Ho conosciuto suor Speranza Zanga a Scanzorosciate quando sono entrata nell’Istituto come postulante, nel 1963. Lei era novizia del secondo anno – 23 anni – e mi ha subito colpito perché era sorella di suor Adolfina, la cuoca del noviziato, di 36 anni. Per di più seppi che aveva un’altra sorella Orsolina di 29 anni, suor Maggiorina, aiuto infermiera in un ospedale della Toscana. Pensavo che doveva essere molto bello condividere la stessa vocazione nello stesso istituto. Suor Adolfina testimoniava a suor Speranza e a noi giovani la bellezza della sequela di Gesù con la sua vita esemplare di dedizione gioiosa.
Il 23 marzo 1964 suor Speranza fece la professione e lasciò il noviziato. Mi rimase di lei il ricordo di una giovane silenziosa, sorridente, innamorata della preghiera.
La ritrovai a Bergamo nell’aprile del 1967 come juniore e da allora abbiamo sempre vissuto nella stessa comunità per 56 anni. Ringrazio il Signore per questa sorella che ha percorso un intenso cammino di santità nel nascondimento, nella contemplazione, nel sacrificio senza risparmiarsi mai. Davvero ha vissuto: in simplicitate sacrificium, secondo lo stile dell’Orsolina di Maria Vergine Immacolata.
Ho sentito dire che lei da ragazza avrebbe desiderato entrare in monastero per vivere una vita tutta nascosta con Cristo in Dio, ma poi aveva scelto il nostro istituto di vita apostolica. In effetti, la dimensione contemplativa ha caratterizzato le sue giornate laboriose all’interno della casa generalizia: nell’Istituto Tecnico come insegnante e aiuto, nel collegio femminile e nei vari servizi alla comunità fino a pochi mesi fa, quando si è ammalata.
In tutte le sue giornate e in ogni ufficio, ha ricercato sempre e soltanto il volto di Dio, la sua volontà, il servizio amorevole degli altri, senza distrarsi dall’unione con Dio. La sua non era solo devozione, ma riflessione e studio per conoscere ed amare sempre meglio il suo Sposo Gesù.
Se uno non si fermava a dialogare con lei, stuzzicandola con domande opportune, non sospettava che dietro il suo silenzio ci fosse un’intelligenza spirituale così profonda e coerente con la quotidianità.
Ricordo un episodio interessante. Dal 1970 al 1973 abbiamo frequentato insieme ad altre suore l’Istituto Teologico per religiose, che aveva sede nella nostra casa generalizia in Bergamo. Noi due ci preparavamo insieme agli esami che dovevamo sostenere a fine anno ed io notavo che si appassionava allo studio, particolarmente delle discipline teologiche e bibliche. Nel 1973 ho assistito al suo ultimo esame di teologia dogmatica con don Angelo Bertuletti, giovane insegnante del seminario di Bergamo. Questo professore non ci dava dispense, ma spiegava molto bene e ci indicava testi di studio impegnativi della collana di teologia Mysterium salutis. Suor Speranza fece un bellissimo esame, rispondendo con sicurezza e profondità a tutte le domande. Al termine del colloquio, don Bertuletti si alzò in piedi, le tese la mano e le disse: «Complimenti, suora, per la sua preparazione. Ha compreso molto bene anche gli argomenti più difficili. Che laurea ha conseguito?». «Nessuna, ma il merito è suo, professore, perché Lei ha spiegato molto bene!». Secondo me, lo Spirito Santo si trovava bene in casa sua e la istruiva con lezioni speciali. Suor Speranza aveva una grande sete della Verità fatta persona in Gesù e coltivava la sua mente con la lettura metodica di libri e articoli di spiritualità. Nel tempo libero dai suoi servizi, la trovavi sempre o con un libro in mano, o in chiesa in preghiera, o in ascolto di una trasmissione religiosa. Erano il nutrimento quotidiano che le dava forza nel sostenere i tanti sacrifici che compiva nella giornata, in silenzio e sotto lo sguardo di Dio solo, senza distrazioni. A volte confidava con gioia anche al personale laico della casa generalizia qualche pensiero che l’aveva colpita, senza fare sfoggio del suo sapere, e le persone si sentivano raggiunte nel cuore dal suo candore.
In questi ultimi mesi nell’infermeria di Bergamo ha riletto i volumi Gesù di Nazareth di Benedetto XVI e ultimamente stava terminando la biografia di Edith Stein (J. BOUFLET, Edith Stein filosofa crocifissa, Milano 1998). Gli ultimi 2 capitoli sono intitolati: La scienza della croce – L’oblazione.
Forse non è riuscita a rileggerli fino in fondo, ma li ha vissuti nel silenzio fecondo di tutta la sua vita e li ha portati a compimento nell’ultimo tratto della sua faticosa salita verso la croce gloriosa, unita allo Sposo crocifisso.
Grazie, cara suor Speranza, per la tua dolce presenza e la tua preziosa testimonianza.

Suor Melania Balini