Sabato 28 settembre 2019, un gruppo di volontari che operano nelle realtà di servizio e di carità delle Suore Orsoline, si incontra e torna sul tema della missione: è una scelta coraggiosa, afferma Giulio Caio, che anima il pomeriggio. Tutti siamo chiamati a costruire legami, vivere fraternità, favorire incontri, sollecitare condivisione, … la tensione è verso la libertà missionaria, spendendoci con gli altri.
Sono legami in cui siamo tessitori dentro tante e diverse fragilità che si affidano alla nostra cura, che ci coinvolgono e ci interpellano.

Sorgono domande: Come tirare fuori il meglio di me, degli altri? Quale accordo, quale musica suoniamo insieme?

Verticalità e orizzontalità: questa è missionarietà. Con i piedi per terra, ben radicati, e lo sguardo in alto attenti al Mistero che ci chiama ci invia. E le mani aperte e tese agli altri, l’orizzontalità…

Un colorato paracadute ci permette di fare comunità. Tutto è meravigliosamente collegato. Missionarietà è sguardo sempre in movimento, sguardo sulla chiesa, su noi stessi, sul creato… io sono l’ambiente che vivo e l’ambiente è me. Siamo chiamati ad educare l’ambiente; l’ambiente è l’abbraccio. Missione è senso del viaggio: il paracadute è viaggiare e poi decidere di scendere! In tutti c’è la voglia di prendere il volo. Io sono missione. L’annuncio è qua. È la vita. La missione stessa è un para-cadute: inevitabilmente abbiamo a che fare con le nostre cadute e le cadute degli altri. Ciò che conta è trovare il modo di sostenerci, aiutarci a cadere, senza farci troppo male.

Il paracadute coinvolge nel gioco e nella riflessione; si condividono situazioni, eventi, emozioni, vissuti in cui si è stati benedetti, illuminati, sollevati, guariti, liberati e quando si è stati benedizione, luce, vita, sollievo, guarigione, liberazione per gli altri.

La missionarietà ci attraversa, siamo testimoni che ricevono e trasmettono. Io sono missione dentro una continua relazionalità.

Riprendendo l’esortazione apostolica Evangelii Gaudium di Papa Francesco, ci è ricordato che la missione è qualcosa che non possiamo sradicare dal nostro essere senza distruggerci, è nell’essenza delle cose. Dobbiamo riconoscerci marcati a fuoco dalla missione (n° 273). Occorre contemplazione, sguardo interiore sulla realtà: saper guardare tutti come degni della nostra dedizione in quanto opera di Dio.

Un intenso pomeriggio dal quale ripartire più convinti e pronti a rivivere l’impegnativo compito: “Io sono una missione su questa terra”.

Suor Gemma Boschetto